29/08/2017

Marketing olfattivo: odori che fanno comprare

Ci sono profumi che inducono agli acquisti?

Tra tutti i sensi, l’olfatto è uno tra i meno utilizzati nel marketing, nonostante le grandi potenzialità.

Ha qualcosa di così primitivo che la razionalità non può domare. Un messaggio odoroso può causare una reazione istantanea di piacere, eccitazione, disgusto, senza che il nostro cervello sia cosciente di ciò. L’odore è sempre carico di emotività: un profumo rimanda in un istante a situazioni già vissute in passato, registrate inconsciamente dal nostro cervello tra le cose gradite o non gradite. Ovviamente il grado di familiarità di un odore entra a far parte degli elementi che costituiscono una preferenza: vi è una forte tendenza a giudicare come sgradevoli odori non familiari.

Il marketing olfattivo

punta sul profumo di una o più essenze da nebulizzare in spazi di accoglienza e punti di vendita ma non solo. Secondo varie ricerche, infatti, la gente diventa più affabile se circondata da aromi e quindi più ben disposta ad acquistare. Un’indagine francese, per esempio, sostiene che se in un ristorante aleggia il sentore di lavanda i clienti mangiano di più e i conti lievitano del 16-20%. Tra gli aromi da evitare, invece, ci sarebbe il cioccolato.

I ricercatori si sono ormai convinti che l’essere umano sia capace di individuare e «catalogare » ben 10 mila odori differenti e non solo: la gente sembra ricordare più gli odori che le immagini: gli esperimenti condotti indicano che, a distanza di un anno, un odore viene riconosciuto in modo nitido nel 65 %. dei casi, mentre davanti a una foto non si va oltre il 50 per cento.


Nella psiche umana, il buon odore è associato alla nozione stessa di “prodotto buono”.


Un odore comune a diversi prodotti può diventare il “logo olfattivo” del marchio più venduto in assoluto di quella determinata marca. Tutto questo, ovviamente, avviene a livello inconscio e in qualche modo automatico. Nel passato alcune aziende si sono create inconsapevolmente un logo olfattivo. Lo studio di questi casi fa emergere dati molto significativi sull’efficacia di questa tipologia di marketing. Secondo una ricerca, l’odore della vanillina non evoca solo “il talco per bebè” bensì il nome “Borotalco” dell’azienda che lo produce. In Francia, l’odore del legno di cedro evoca per le persone interrogate “le matite colorate Crayola”.


Come già accennato, il funzionamento della memoria olfattiva è tale che i ricordi che risalgono all’infanzia sono i più potenti nella loro capacità di suscitare delle emozioni gradevoli e anche i più facili da riattivare. In effetti, le memorie olfattive non svaniscono mai e la loro forza dipende dall’importanza che ha avuto la situazione in cui l’odore è stato percepito nel processo d’apprendimento delle persone.


«È un modo per imprimere il marchio di un’azienda, il suo brand nella memoria del consumatore: non più solo con un logo ma anche con un’esperienza olfattiva. Se poi l’operazione è fatta con abilità, si riesce ad avere anche un effetto subliminale sul cliente», dice Terry Molnar, direttore del «Sense of Smell Institute»

Molti sono i libri per bambini di Geronimo Stilton che utilizzano la tecnica del “gratta e odora la carta” e questo, come tanti altri accorgimenti, è uno dei motivi che lo caratterizza e per cui ha tanto successo tra i bimbi.

Il vantaggio che il logo olfattivo ha sulla pubblicità tradizionale è che riesce ad occupare interamente lo spazio in cui è diffuso. Immaginiamo un evento legato ad un prodotto X: diffondendo sempre lo stesso profumo, il prodotto verrà immediatamente evocato in ognuno dei punti vendita. E può succedere di passare davanti ad un negozio senza pensarci troppo e riconoscere il brand senza utilizzare altri sensi, solo l’olfatto. Non si parla quindi di semplici “emozioni evocate” ma di identità vera e propria! Questa tecnica può essere utilizzata anche in altre situazioni come eventi culturali, eventi sportivi (per aumentare la già potente carica emozionale) oppure, perché no, si può utilizzare anche in una strategia guerrilla! Immaginiamo un film che coinvolga nella maggior parte delle scene un negozio di Hamburger e far girare l’odore di panino appena pronto all’interno del cinema in cui viene proiettato! L’importante è non diffonderlo in modo eccessivo: la quantità giusta che serve a percepirlo e distinguerlo senza che arrivi ad essere nauseabondo.

Fonte: ipirati.net

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