06/09/2017
Chi l’avrebbe mai detto che durante i primi giorni di settembre, tornati dalle vacanze, ci saremmo tutti a messi a discutere animatamente sul Buondì Motta?
Potere del web e dei social, inaspettata forza della pubblicità, probabilmente anche potenza della satira (di chi la fa e di chi non la capisce), ma soprattutto parecchio tempo libero da spendere per ragionare su un innocuo spot di una vecchia merendina caduta nel dimenticatoio. Questi sono più o meno gli elementi scatenanti che hanno portato alla lunga conversazione sui social e sui siti d’informazione.
Un doveroso riepilogo per chi in questi giorni era felicemente in vacanza, rigorosamente offline. Dal 27 agosto è on air la nuova campagna del Buondì Motta (firmata dall’agenzia Saatchi&Saatchi) che consiste in due spot – in attesa del terzo – nei formati da 30” e 15” trasmessi nei principali network televisivi e una serie di gif, immagini, e “making of” per i social. Ma ovviamente il grosso lo hanno fatto le animate discussioni e le continue condivisioni di questi ultimi giorni.
Uno spot che adotta un registro ironico e grottesco, assai raro nella pubblicità di prodotti di largo consumo qui in Italia e che ha fatto (sor)ridere in molti ma, allo stesso tempo, anche imbestialire parecchie madri-social assai apprensive, un po’ ingenue e abbastanza fanatiche (che in molti chiamano “mamme pancine”) che hanno visto nella scena finale un’immagine “troppo violenta” e “contro la famiglia”.
A guidare il coro degli scandalizzati c’è la AIART, Associazione Cittadini Mediali, onlus che esiste dal 1954, ma che in passato aveva tenuto un basso profilo facendosi superare a destra sul lato dell’indignazione dal Moige. Ora con questo articolo il presidente Padula dice la sua sulle pubblicità che non gli piacciono, raccontando scene familiari dove il figlio cinquenne – che evidentemente non ha mai visto cartoni animati di Wille E Coyote o ascoltato favole dei fratelli Grimm – si scandalizza perché “la mamma è morta”.
E da qui a cascata mille post, articoletti su chi si schiera pro e contro lo spot Motta, chi vorrebbe sospendere la programmazione e chi invece vorrebbe terminare anche la bimba petulante.
Obiettivo (riuscito): far parlare della marca e farla diventare “top of mind” (come dicono i pubblicitari) per i/le responsabili d’acquisto.
Fonte: wired.it